La legge naturale della semplicità si può sintetizzare nella affermazione: “meno e meglio”.
Alcuni dei massimi risultati atletici la confermano, essendo stati conseguiti proprio ricorrendo alla semplicità negli schemi difensivi e offensivi, nelle strategie di gara, nei programmi di allenamento e nelle abitudini di vita, provando in tal modo un grande senso di armonia interiore ed esteriore.
La semplicità è libertà: libertà di concentrarsi, di essere consapevoli di se stessi e in armonia con il proprio essere durante un impegno atletico. Molti risultati eccezionali ottenuti dagli atleti sono stati da loro raggiunti in momenti di assoluta, limpidissima semplicità.
Dopo aver stabilito il record americano sui 10.000 metri, Mark Nenow attrbuì il proprio successo al fatto di seguire i precetti della semplicità. In un’epoca in cui anche la corsa si avvale di un equipaggiamento high-tech e di sofisticati strumenti per tenere sotto controllo risposte fisiologiche allo sforzo, Mark aveva scelto una strada meno complicata, evitando programmi di allenamento troppo scientifici. Mark correva ascoltando i messaggi naturali del suo corpo.Dopo aver
Un grandissimo maratoneta, l’etiope Abebe Bikila, vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma correndo a piedi scalzi. Tute aderentissime e scarpe studiato il computer non facevano parte del suo mondo. Lui si limitava a correre. Oggi lo sport è un grande business! Un intero settore industriale lotta con tutte le sue forze per distrarci dalla semplice gioia dell’attività atletica.
Dopo avere portato a termine una partita al Polo Grounds, il grande Willie Mays dei New York Giants spesso scendeva in strada per giocare con i ragazzi del suo quartiere. Certo, la vita allora era un po’ più semplice, eppure i motivi di fondo per praticare un’attività atletica non sono cambiati: la passione ed eccitazione del gioco sono fattori immutabili. Semplicemente, rischiamo di perderli di vista. Tutto questo gran parlare di compensi, ingaggi, record ed equipaggiamenti all’avanguardia, ci fanno dimenticare i veri motivi per cui si intraprende un’attività sportiva.
Purtroppo la complessità non si limita a distrarre l’atleta dallo sport: crea anche una notevole pressione psicologica, scatenando ansie ingiustificate. In realtà la natura, nella sua essenza, è semplice, e questo vale anche per l’eccellenza nello sport!
Agente di polizia e guardia del corpo personale dell’imperatore Hailé Selassié, Abebe Bikila era nato nel villaggio di Jato in Etiopia. Divenne un eroe nazionale dopo aver vinto la medaglia d’oro nella maratona olimpica del 1960.
Ai Giochi della XVII Olimpiade, svoltisi a Roma, Bikila vinse la maratona correndo l’intera distanza senza scarpe per una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore, lo svedese di origine finlandese Onni Niskanen. Bikila divenne il simbolo dell’Africa che si liberava dal colonialismo europeo, conquistando la prima medaglia d’oro olimpica del continente africano.
Quattro anni dopo, Bikila si presentò alle Olimpiadi di Tokyo 1964 in condizioni di forma peggiori. Era stato operato di appendicite sei settimane prima della gara e non ebbe tempo sufficiente da dedicare agli allenamenti. Tuttavia, vinse nuovamente (gareggiando con le scarpe), stabilendo anche il miglior tempo mondiale sulla distanza. Bikila divenne il primo campione olimpico a bissare la vittoria nella maratona, impresa riuscita, oltre a lui, solo al tedesco orientale Waldemar Cierpinski.
Ai Giochi olimpici estivi del 1968, tenutisi a Città del Messico, Bikila subì le conseguenze dell’altitudine, degli infortuni e dell’età. Fu costretto a ritirarsi dalla gara prima della fine.
Nel 1969 Bikila stava guidando nei pressi di Addis Abeba quando ebbe un incidente, rimanendo paralizzato dalla vita in giù. Nonostante le cure e l’interesse internazionale, non riuscì più a camminare. Pur impossibilitato all’uso degli arti inferiori, non perse la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l’arco, nel tennistavolo e perfino in una gara di corsa di slitte (in Norvegia). Partecipò inoltre ai Giochi paralimpici di Heidelberg nel 1972 nel tiro con l’arco.