Occhio, attenzione!, potrebbe esserci Diana… non vorrei investirla. Entro nel parcheggio del Tennis Rozzano come se dovessi attraversare le sabbie mobili: in punta di ruote. Diana è il cane d’argento del Circolo. D’argento, sì: è il suo colore. E poiché è giovane e libera, scorrazza qui e là, e potrebbe capitarti davanti quando meno te l’aspetti. Posteggio, scendo e già mi sento in territorio protetto. Protetto da che? Da tutto: da fuori e da dentro, dagli altri e da me, da ogni pericolo e da ogni pensiero molesto. Inutile discutere: c’è un’atmosfera speciale, qui. Le prime volte la sentivo senza sapermela spiegare, ora conosco il perché.
Parcheggio, apro il baule e tiro fuori borsone e racchetta. Il fatto è che io gioco a tennis (il che non fa di me una tennista). Gioco due ore di doppio il martedì e, quando posso, un’ora di singolo il venerdì. Tutto ciò vi lascia perfettamente indifferenti, è ovvio, se non fosse che entro l’anno compirò settantasei anni… Ed eccovi lì, interdetti. Come mi aspettavo, sento il vostro tacito plauso, la vostra silente ammirazione… ma risparmiateveli: non ho alcun merito, se non quello di non avere mai smesso di farmi, due o tre volte alla settimana, una bella, robusta camminata. D’altra parte, conosco, qui a Milano, un tennista di 102 anni che se la riderebbe di me.
Pregustando la gioia di sgambettare all’aria aperta e di dare una bella lezione alle mie avversarie, percorro il camminamento delineato da una vivace cornice di fiori, che mi conduce ai campi e alla Club House. Ed eccola lì, Diana, che mi corre incontro scodinzolando e ridendo negli occhi color… eschimese. Poi s’abbatte di colpo sull’erba e si stende per quant’è lunga, lasciandosi accarezzare dal sole. Sembra la Maya Desnuda.
Al bar, Laura, sempre sorridente, mi prepara il marocchino d’orzo (si potrà ancora dire? non vorrei essere accusata di razzismo…). Appare Amanda. Amanda Gesualdi non arriva, non entra: lei non lo sa, ma appare. Quando si dice: presenza scenica. No, lei non ne è consapevole, ma la sua comparsa non potrà mai passare inosservata. Prima ancora di vederla, la “senti”. Chi è, lo sapete. Di che cosa si occupa, anche. Ma solo venendo qui e conoscendola di persona, ci si può spiegare l’atmosfera particolare che si respira in questo luogo: un’atmosfera di ordine, di pace, di nudo talento. In una parola, di armonia.
La raggiunge Flordiana, la quale è esattamente l’immagine fatta persona del suo nome: bella, semplice, esotica e discreta. Adesso non ditemi che mi do delle arie, ma vi comunico che un giorno sono stata invitata a pranzo da loro. Sono vegane, ma la cosa, lungi dal preoccuparmi, mi ha incuriosita. Chissà cosa mi aspettavo. Ebbene, mi è stato servito un pranzo da re: un riso nero profumatissimo e indimenticabile, accompagnato dai ceci, insieme ad alcune verdure di sapore perfetto nella loro semplicità. Opera di Laura, naturalmente!
A poco a poco, frequentando questo Circolo, ho preso consapevolezza che noi, soci anziani, non siamo che le pedine minori di una scacchiera ricca di “pezzi forti”: giovani atleti, formati dalla rigorosa e attenta scuola di Amanda, Coach dei coach. Una scuola basata sull’aspetto spirituale quanto su quello fisico, e segnata dal marchio di dottrine orientali, così come dalla psicosintesi di Assagioli, dalla meditazione zen e… ma è vano il mio tentativo di spiegare che cos’è il Tennis Olistico Rozzano: un percorso meticoloso di crescita interiore, radice, tronco e linfa di un armonico sviluppo fisico.
Mi affascina osservare le squadre di atleti che si allenano nel campo adiacente a quello in cui sto giocando io: la fortissima Sara e Arianna e altri giovani di cui non conosco il nome, tutti affratellati dal sigillo di Amanda: concentrazione e precisione. Oppure Marianna Lauro (ospite al Club prima di una tappa internazionale), l’atleta di tennis in carrozzina, che con caparbietà insegue allori. Non una parola di troppo: ogni gesto, il frutto maturato da una ricerca interiore profonda, con determinatezza inseguita e perfezionata. La palla lanciata da Amanda, gli scambi aggressivi e insieme calibrati, l’attenzione con la quale gli atleti si riuniscono ad ascoltare i suoi suggerimenti. Mi affascina talmente osservarli, che rischio ogni volta le racchettate sulla testa delle mie compagne di gioco, le quali si sforzano di risparmiarmele soltanto perché, causa penuria di giocatrici vegliarde, sul campo rimarrebbero in tre.
Quante cose avrei ancora da raccontare su questo magico luogo! Ad esempio, le lezioni che mi impartisce, ogni tanto, Antonino, un bel ragazzo di sangue siciliano – ah, avessi mezzo secolo di meno… -, il quale mi manda una palla a destra e una a sinistra, non meno che se fossi un energumeno, per poi chiedermi, dopo una buona mezz’ora, con un sorriso serafico: “Riposino?” Mai! Un rapido sorso d’acqua con potassio e via, morissi sul campo!
Vorrei raccontarvi ancora della simpatia e del senso dell’umorismo di Gino, e… ma basta, ora devo correre via, mi chiamano: il campo mi aspetta. Già strepitano le mie compagne, già mi sembra di sentire il boato della folla ai miei rovesci…
Lorenza Tosi
Lorenza Dardanello Tosi, scrittrice, al seguente link i suoi libri:
http://www.lafeltrinelli.it/libri/lorenza-dardanello-tosi/210946