Ho voglia di dire una cosa che sarebbe cosa buona non dire. Intendo: se fossi una vera sportiva, non dovrei dirla… ma sono una povera, fragile vecchietta e, come faccio a non dirla? Mi resterebbe qui, sul gargarozzo.
Premessa.
Sabato pomeriggio. Due amici vengono a giocare a burraco, gioco che né io, né Pino, mio marito, amiamo. Ma o si è amici o non lo si è. Arrivano alle 17,30. Dopo due partite, siamo pari. Pino sbircia l’orologio: le 19,30, l’ora di cena dei vecchietti: la nostra. La bella, la bella, dicono gli amici. E bella sia! Tra una chiacchiera e l’altra, se ne vanno alle 21,30. Giù a testa bassa in cucina. Ceniamo alle 22. Pino brontola e io fumo. Fumo nel senso di motore bruciato, intendo. Vado a letto alle 23 con la cena sullo stomaco. Invece di evaporare io, evapora il sonno: alle 2 chiudo un occhio. L’altro si apre alle 5,30. E non mi addormento più. Perché? E chi lo sa. Tre ore e mezzo di sonno: un disastro!
Perché? Questo lo so: mi sono iscritta ad una Tappa del Circuito Trtt Slam, allenarsi all’emozione del torneo (lo slogan), del Tennis Olistico Rozzano e avrei tanto voluto presentarmi, oggi, al massimo della forma. Invece, è un misero straccio semovente quello che si presenta alle dieci per la prima partita. Due partite di singolo (tie-break) al mattino e due di doppio al pomeriggio. Seppur fortunatissima [?] nel sorteggio, gioco da far pena: riflessi da lumaca e cervello opaco come un vecchio pastrano di feltro blu. Eppure io so – lo so per certo – che sono molto, ma molto più brava di quello che sembro (condivido quest’opinione con la maggioranza del genere umano: ognuno per sé, naturalmente).
Ecco, è questo che, se fossi una vera sportiva, non avrei dovuto dire. Le solite scuse, insomma. Invece l’ho detto. Amen. Quello che ancora desidero dire è che ho scoperto, in quei due campi coperti (mi si perdoni il pasticcio), un senso di freschezza, di genuinità, di appassionata partecipazione, completamente libera da invidie, ripicche, sguardi sfuggenti, freddezze e dissapori, che spesso guastano l’atmosfera dei tornei. Mi sono ritrovata immersa nel calore di vere amicizie, anche con persone del tutto sconosciute. Strette di mano, abbracci, sorrisi: che importanza aveva più il mio stato fisico un po’ traballante, paragonato alla gioia del cuore che mi è stata regalata? Un grazie davvero grande agli organizzatori: competenti, precisi, comprensivi, pazienti. E un caldo sorriso interiore di riconoscenza a tutti i partecipanti, che mi hanno accolta senza riserve tra le braccia della loro simpatia.
Alle 18,30, arrivata a casa, Pino butta l’occhio e il cipiglio all’orologio. “Sarai distrutta!” dice. È venuto anche lui, oggi, e se ne è tornato a casa – sconfitto in quanto fan – verso le 16. “Ho avuto il mio attimo di cedimento” rispondo, “ma ora mi sento dentro una carica che tu non puoi immaginare!”
“Ah! E come ti sei classificata?”
Mumble mumble… “non lo so. Mi sono dimenticata di guardare il tabellone…”
Lore
Lorenza Dardanello Tosi, scrittrice, al seguente link i suoi libri:
http://www.lafeltrinelli.it/libri/lorenza-dardanello-tosi/210946