Martedì 28 Gennaio 2020, Amanda Gesualdi la fondatrice insieme ad Alberto Biffi della University of Coaching, è stata ospite a Radio News 24 per una intervista sul Mental Coaching. È stata un’ottima opportunità per dare visibilità e ascolto a questo fantastico strumento.
… Amanda ha parlato anche delle origine del Coaching: in America negli anni ‘70 alla Harvard University, il pioniere Timothy Gallwey, allenatore della squadra di tennis (Amanda è una ex atleta professionista di tennis ed oggi dirige l’Academy Tennis Olistico con un approccio all’insegnamento molto vicino a quello di Tim), osservò che insegnare la tecnica in modo stereotipato generava rigidità negli atleti. Gallwey si focalizzò su un metodo alternativo, atto a produrre un movimento fluido, libero, seguendo un modello tecnico personale ed individuale.
Il suo operato non si limitò all’insegnamento del tennis ma andò ben oltre, osservando l’atteggiamento e gli aspetti più psicologici. Individuò nell’atleta due parti che in qualche modo combattevano, il Self 1 ed il Self 2. Una parte più giudicante ed un’altra che con difficoltà affrontava il giudizio sul proprio operato. Oggi sappiamo che al nostro interno ci sono ben più di 2 sole parti, come dice bene Roberto Assagioli, l’uomo ha un animo molteplice, e questo caos interiore rappresenta un grande ostacolo ma anche una vera fonte di ricchezza.
Il Coaching ha avuto in questi 40 anni una vasta diffusione ed è diventato protagonista in vari ambiti: Life, Corporate, Business, Team Building, ecc. Ci occupiamo di lavorare sulle potenzialità e virtù della persona, di trasformare i problemi in obiettivi, ampliando la gamma di possibilità. Interveniamo concretamente entrando nel vivo del processo realizzativo, azioni concrete, sogni che diventano obiettivi realistici. Portiamo chiarezza, cercando soluzioni senza sprechi di energia.
Con la University of Coaching stiamo dando spazio a questo strumento all’interno del sistema universitario, proprio per aiutare gli studenti ad entrare nel mondo del lavoro con meno ansia e più chiarezza di intenti. Si dice che “la mappa non è il territorio”, allo stesso modo l’università è troppo lontana dai futuri impieghi lavorativi. Spesso i giovani scelgono un percorso culturale distante dai loro desideri e talenti (per compiacere i genitori, ad esempio), e sovente perseverano nell’errore scegliendo un lavoro che li renderà ulteriormente frustrati. Fondamentale è quindi ritrovarsi e dare luce alle nostre risorse interiori; il Coaching è un ponte tra i propri talenti e le più idonee realizzazioni di questi. La società ha bisogno di studenti felici, medici felici, businessmen felici…
Il progetto della University of Coaching è preparare le persone ad aspettarsi il meglio, il più grande problema oggi non è la paura di perdere, ma la paura di vincere! La paura ci ridimensiona, perché temiamo di vivere felicemente realizzando il nostro talento! Traducendo il tutto in un linguaggio spirituale: non è l’ombra che ci ferma e spaventa, ma la luce…