Quel che è stato e quel che sarà…

Dopo aver conseguito il titolo “Istruttore di Tennis, Beach Tennis e Paddle”, ho il piacere di condividere un momento di questa esperienza e fare le opportune riflessioni su quel che è stato e quel che sarà.  L’inchiostro di una penna vincente manca dell’amarezza di chi non ce l’ha fatta o non ha avuto piena soddisfazione nell’esito finale. Quale occasione migliore per esprimere la mia solidarietà e che possano trarre spunti per migliorarsi in futuro.

Focalizzo la mia attenzione sulla prova pratica di Beach Tennis, la cui difficoltà doveva essere del tutto marginale nel quadro d’insieme dell’esame in sé. Già dell’appello ho avuto il sentore che così non sarebbe stato, come un esame di geografia economica in una facoltà di economia e commercio che miete più vittima di una prova di ragioneria. Il maestro spietato (spesso così viene considerato chi svolge in modo impeccabile il proprio lavoro), ha bocciato il 30% degli aspiranti  istruttori. Teoria a parte, ho avuto la fortuna di assistere a 5 sessioni prima del mio turno e colmare quel gap che da lì a poco mi avrebbe permesso di superare l’esame. Quale importanza tutto ciò?  Mentre il mio “io razionale” immagazzinava informazioni, un’altra parte di me ha impersonato il Marty McFly della situazione, balzando nel passato degli, oggi aspiranti istruttori, ieri semplici ragazzini, chi divertito e chi no, chi agile e chi impacciato, davanti una rete, una pallina ed un attrezzo per lanciarla. Un milione di domande mi hanno assalito: quante ore passate davanti la TV?  Ma hanno mai fatto tennis? O sport in genere o addirittura semplicemente corso o a giocare a nascondino….? O magari costruito un pallone da calcio con fogli di giornale e nastro da imballaggio come facevamo con i miei compagnetti di scuola?

Da insegnante di tennis, sono domande che mi pongo ogni giorno davanti ai miei ragazzi. Chi riesce a giocare bene bene e chi no,  chi è agile e chi impacciato. Ognuno di loro ha una storia diversa. Il nostro compito di educatore piuttosto che maestro diventa sempre più complicato, soprattutto nell’attuale momento storico caratterizzato da una globalizzazione insostenibile, dove la macchina vince sull’uomo e le austere virtual community hanno soppiantato le semplici e genuine relazioni interpersonali. Il mio messaggio vuole essere una scossa per far risvegliare la coscienza di ciascuno di noi. Mi rivolgo a quanti decidono di insegnare tennis, chiediamoci se veramente siamo innamorati di questa professione-missione. Prima di fregiarci del titolo di maestro, sentiamo nell’anima di esserlo e nella continua ricerca di campioni che ci danno prestigio e visibilità non dimentichiamoci di chi campione non lo diventerà mai.

Io mi sento soddisfatto di un allievo che vince una partita ma mi emoziono davanti a quei bimbetti che si buttano a terra per raccogliere le palline, si rincorrono nei cambi campo e condividono magari l’unica merendina che hanno con gli altri compagnetti… liberi di esprimersi ma sempre nel rispetto dello sport e del prossimo. Mi rivolgo ai genitori sempre meno attenti alle reali esigenze dei propri figli. Non compriamo il loro affetto con gli smartphone di ultima generazione ma guadagnamoci la loro stima, la loro fiducia, affiancandoli giorno dopo giorno nel loro percorso di crescita e facilitandoli nella realizzazione dei propri desideri.

Grazie

kids-sport

 

 

Dott. Antonino Garozzo

Insegnante di Tennis Olistico ® – Istruttore Tennis FIT – Istruttore di Beach Tennis e Paddle

Mail: antonino.garozzo1978@gmail.com

Author: Tennis Olistico

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