Il Mental Coaching

mental-training-regole3La pluricampionessa di tennis Venus Williams ha dichiarato in una intervista a Tennis World: “Il tennis è uno sport mentale. Puoi vincere o perdere un match ancora prima di scendere in campo”.

Nell’allenamento, infatti, il punto debole è il muscolo; nelle gare il punto debole è la testa. Cosa sta a significare ciò? Che nell’allenamento si attribuisce grande importanza al sistema muscolare, ma nel corso della gara è il sistema nervoso l’anello più debole della preparazione.  L’allenamento mentale fa ottenere agli atleti che lo praticano risultati migliori rispetto ad altri dotati di maggior talento fisico e tecnico. Nel tennis, tra giocatori di pari livello è “la testa” che fa la differenza. Questo perché il tennis è uno sport in cui è impossibile distinguere gli aspetti psicologici da quelli tecnici e che ha molteplici fonti di stress: non esistono limiti di tempo o time-out a richiesta, il giocatore deve affrontare realtà costantemente mutevoli, non esiste il pareggio, non esiste coaching e il giocatore è l’unico protagonista e l’unico responsabile del risultato.

Certified Mental Coach Italia 2Le emozioni sono una componente inscindibile di ogni sport  e della nostra vita stessa. Comportamento ed emozioni hanno una relazione molto stretta. Se un giocatore entra in campo con pensieri negativi, avrà emozioni di frustrazione e delusione. Questo inficerà la dura programmazione atletica, l’allenamento tecnico e la certosina programmazione dell’allenatore. Lo stato mentale bloccato andrà ad influenzare e rovinare la prestazione. La chiave di una buona prestazione sta nella capacità dell’atleta di non permettere alle emozioni di governare i propri pensieri.

Un’altra insidia che può compromettere la prestazione sportiva è l’ansia. Quante volte si sente dire al termine di una gara: “non so cosa sia successo, ad un certo punto non riuscivo a gestire l’ansia.” L’ansia, che di per se stessa non è un fattore negativo, quando cresce troppo  (e cioè lo stress supera il punto di rottura) fa sentire  lo sportivo paralizzato, rigido, la visione periferica viene ridotta ed il gesto atletico manca di adattamenti funzionali. La domanda che mi viene spontanea fare a questo punto è: “Tu, atleta ansioso in attesa di scendere in campo, sai come funzioni? Ti conosci? “ – la risposta potrebbe essere, nel migliore dei casi: “dipende.”

mental-coach-campioni2La preparazione mentale viene in soccorso dei giocatori proprio su questi aspetti ed il mental coach è colui che, affiancando l’atleta assieme al preparatore tecnico e al preparatore atletico (questa potrebbe essere la triade ottimale), attraverso la stesura di un programma di lavoro che preveda il raggiungimento di un obiettivo, il  come raggiungerlo, il perché raggiungerlo ed aggiungerei in quanto tempo, mediante un lavoro continuo in campo, e no, fornisce metodi per affrontare con tranquillità il percorso segnato.

Il Mental Coach non ha ricette magiche ne fornisce scorciatoie. Il mental coach insegna all’atleta metodi di mental training quali la visualizzazione, il self talking, la respirazione ecc., che allenano la mente al pari dei muscoli. Il Coach sviluppa il potenziale umano. La moderna teoria asserisce che l’avversario in “carne ed ossa” è molto più debole (perché a volte conosciuto) dell’avversario interno, e che tale debolezza sia la vera responsabile della mancanza di performance ottimali.

Il Coach è, a mio parere, un professionista in grado, in base alle proprie competenze e conoscenze, di sostenere singole persone e gruppi che vogliono, attraverso un percorso detto “road map”, migliorare le proprie performance. Il M.C. non è uno psicologo e non cura patologie, il Mental Coach aiuta l’atleta a “conoscersi”.

 

Guido Cantelli per Tennis Olistico

Master in Marketing Strategico – Mental Coach  – Istruttore di Tennis – Appassionato di Golf, Vela, Sci.

Mail: guido191052@yahoo.it

Author: Tennis Olistico

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