Riflettendo sul mio ritorno dalla pausa natalizia, mi aspettavo numerosi compitini dai miei allievi, anziché le mille scuse per non aver avuto il tempo di scriver nulla sul tema “cos’è il tennis per te?”. Lodevole (ma non troppo…) un insegnante di tennis che interagisce con gli atleti andando oltre la racchetta; svogliati i ragazzi che non hanno colto le buone intenzioni della loro guida. Beh, non è proprio così… Superata l’innegabile amarezza, ho letto e riletto quei pochi scritti ed analizzato tutte quelle piccole bugie a discolpa. Risposte, le più diverse tra loro, ma simili a quelle da me espresse a chi nel passato mi ha rivolto domande inidonee.
Nei primi giorni di scuola superiore, il professore di matematica chiese a tutta la classe perché avessimo scelto un istituto tecnico, la risposta più carina alla quale mi accodai fu “perché serve un ragioniere in famiglia…”. In realtà lo diventai e lungi da me il disdegnare tale figura professionale se svolta secondo i canoni. Un viaggio ancora più a ritroso mi ha illuminato. Nei primi mesi di Università, anche i miei genitori mi chiesero delle mie intenzioni di studio e io risposi di volermi togliere “il peso degli esami” prima possibile per poi trovarmi un lavoro. Anche qui, risposta più sterile non avrei potuto dare! Forse, a quella domanda, in quel momento, era la miglior risposta che avessi potuto tirar fuori dal cilindro?
Veloce come nelle mie intenzioni, giunse il momento di affrontare matematica, i miei genitori forti delle dicerie popolari sull’impossibilitá di tale esame, decisero di mandarmi a ripetizione. Per me era quasi un insulto ma presto si rivelò una svolta e “il peso degli esami” divenne un percorso culturale e formativo di vita. Scettico inizialmente, fui colto da piacevole sorpresa nel frequentare quella casa dove si tenevano veri e propri incontri di cultura matematica con studenti di ogni livello. Insomma non era proprio andare a ripetizioni! Un pomeriggio parlammo della IV dimensione (argomento che esulava da economia e commercio ma interessante) e della difficoltà di costruire un modello tangibile, con le attuali conoscenze, a causa delle variabili “tempo” e “velocità della luce”. Ne nacque un dibattito acceso e il professore se ne uscí con una domanda spiazzante. “Antonino ma tu sei felice?”, io risposi “certo che si prof!”, lui ribatté, porgendomi foglio e penna, “dimostramelo!”.
Morale: “talvolta i ragazzini sono svogliati, ma noi educatori siamo sicuri di aver fatto la domanda giusta?”
Grazie
Dott. Antonino Garozzo
Insegnante di Tennis Olistico ® – Istruttore Tennis FIT – Istruttore di Beach Tennis e Paddle – Atleta
Mail: antonino.garozzo1978@gmail.com