Il Bocconi Tennis Team dell’Università Bocconi di Milano (allenato dallo Staff di Tennis Olistico dal 2012) è stato invitato a Parigi per il più importante appuntamento europeo riservato agli studenti universitari. Ad accompagnare il Team, Marta Silvino, Tennis & Mental Coach, nello Staff di Accademia Tennis Olistico da qualche anno, che ci offre qui di seguito il suo racconto di questa fantastica esperienza…
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“Arrivi in Francia, in treno, accorgendotene dallo scenario che cambia fuori dal finestrino.
Case stile cottage, distese di prato verde e fiori, un po’ di nebbia se si è al mattino presto che lascia poi spazio ad un alba dal colore arancio pastello intenso; nel pomeriggio si è accompagnati da un cielo azzurro per poi ammirare il tramonto in lontananza.
La velocità con cui questo scenario è cambiato è stata la stessa che ci ha accompagnati nelle giornate al Roland Garros. Ci siamo dimenticati che giorno fosse, che ora fosse, con la sensazione che lo spazio tempo si fosse dilatato e diventato tutt’uno. La stanchezza fisica e mentale ci consentiva di ritornare nel qui e ora.
Come si può gestire un team composto da ragazzi e ragazze di varie età ed esperienze, tenendo conto allo stesso tempo del gruppo, quanto del singolo individuo ?
Ognuno di loro ha una personalità forte che sul campo in terra rossa è emersa in modo netto stupendomi, alle volte; di come la comfort zone mi avesse fatto notare e convincere di alcune caratteristiche che poi, fuori dal contesto quotidiano, sono state completamente stravolte e rivalutate.
Uscire dalla comfort zone non permette soltanto di conoscere veramente una persona, ma inserita in un contesto gruppo, ti permette di notare la sua flessibilità e capacità di adattamento, il suo spirito di squadra, sopratutto in una situazione come quella che ci siamo trovati ad affrontare: un torneo a squadre dove il punto di ogni giocatore sommato ai restanti fa la differenza.
Uscire dalla comfort zone ci ha permesso di confrontarci con le Università migliori: Oxford, Cambridge, Trinity, Esade, Polytecnique, HEC, Sangalle. E cose accade quando il confronto da interno (squadra) si allarga all’esterno (squadre)?
Accade che oltre a fare una analisi interna sei invitato anche a tener conto del tuo avversario, della sua preparazione nei confronti del torneo ed in generale nei confronti del tennis; di quanto per lui conti il tennis, di quanto sia importante il contributo da apportare alla squadra, di quanto sia affiatato, rispettoso e grato per quello che sta vivendo, di avere un Coach in panchina… e ti chiedi: io come sto affrontando tutto ciò?
Da Coach ho osservato i ragazzi che ho accompagnato in questa esperienza e ho potuto notare come, in molte occasioni, lo studio e la necessità di prepararsi per l’esame successivo, abbia preso il sopravvento sulle emozioni e sulla possibilità che stavamo avendo, e che eravamo chiamati a vivere. Nei ragazzi delle altre squadre ho notato felicità, divertimento, disinvoltura nello stare in campo, perché senti che quella è la loro Arena, non soltanto per l’occasione del Roland Garros, e noti che il peso dei libri è stato lasciato a casa e ci si penserà una volta rientrati.
Li senti, sono lì con il corpo, con la mente e con lo spirito, e allora rifletto rientrando verso l’hotel sulla formazione per il giorno successivo e ritorno a quando anche io ho calcato i campi di un campo prestigioso come il Foro Italico, e sento di nuovo l’adrenalina mista alla rigidità della tensione, che ti porta a perdere ai punti decisivi un doppio o, un singolo, e a perdere non per 3 a zero ma per 2 a 1. Senti che nonostante tutte le difficoltà, comprese le poche ore di allenamento che nel gioco fanno sicuramente la differenza (anche in termini di fiducia), sei lì lì con le altre squadre; allora resta l’amaro in bocca.
“Ma quanto Amo e Odio questo Sport”?
“Cosa sono disposto a fare per questo Sport”?
“Cosa non sono disposto a fare per questo Sport”?
Allontanandomi dalla figura Coach e calandomi nella dimensione come Atleta, capisco i ragazzi della mia squadra e comprendo il peso e l’amarezza che sentono nel dover sacrificare qualcosa a cui tengono. In questi giorni hanno fatto ciò che era nelle loro possibilità. Quello che portiamo a casa, oltre a delle buone prestazioni contro avversari preparati e ostici, è una grande opportunità per aver avuto la possibilità di competere in uno scenario come quello del Roland Garros vivendo un torneo da “professionisti”.
Gestire un Team non è facile, stare in panchina per un Atleta non è facile, gestire le emozioni, comunicare in modo efficace, capire se è il caso di stare maggiormente in silenzio e usare solo gli sguardi, confrontarsi con lui/lei per conoscere quello che sta vivendo.
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Quest’anno l’ulteriore sfida è stato un format di gioco completamente fuori dallo scenario tennistico:
- il tennis che non è un gioco a tempo è diventato un gioco di 4 tempi da 10’
- l’utilizzo delle virtus card da parte del Coach, uno sorta di jolly per togliere la seconda di servizio all’avversario, continuare a servire, fare un winner di 3 punti, far valere doppio un punto
- vincere con uno scarto di 2 punti se si è due tempi pari nel singolo
- vincere con uno scarto di 4 punti se si è due pari facendo servire tutti i giocatori nel doppio
- la possibilità che il format possa cambiare durante il torneo se ne è contemplata la necessità
- la velocità con cui chiamare la virtus card al giudice di sedia perché altrimenti non è valida e, capire di cosa ha più bisogno il tuo Atleta e potrebbe essere in grado di gestire. Nel caso in cui i due Coach chiedano la virtus card nello stesso momento, i Coach fanno un sorteggio.
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È vero però che il tennis è pieno di imprevisti e si è chiamati a cambiare strategia quando le cose iniziano a prendere una piega diversa. La pressione dell’imprevisto va gestita tenendone conto e cercando di gestire le energie al meglio possibile. Tra le tante cose, cosa mi è restato impressa di questa esperienza? Non è mai troppo tardi per Sognare!
… In Italia: troppa vita sui libri e poca vita vissuta!”
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