Prima di addentrarmi in questo articolo che mi ha visto “protagonista” fin dal 1995, capiamo nel dettaglio il significato di attacco di panico (DAP Sindrome da attacchi di panico).
Una certa vigilanza quotidiana, e a maggior ragione durante un’attività sportiva in cui la concentrazione è basilare, è “nutriente” e salutare per la persona comune o l’atleta. Il problema viene innescato quando questa soglia viene aumentata considerevolmente attraverso dei meccanismi di pensieri intrusivi e pessimistici, da “scatenare” violenti attacchi di panico!
Il 1° episodio si presentò il 17 settembre del 1995 di ritorno dai Campionati Italiani che si svolgevano a Padova, dove oltretutto dovetti dare forfait contro Galvani per alcune “sensazioni mentali negative”. Non feci caso a questo evento e nei giorni successivi continuai ad allenarmi e a condurre una vita sinceramente “normale” e vitale. La settimana successiva il sintomo si ripresentò nuovamente in maniera identica! Non soddisfatto della mia qualità di vita, cercai professionisti in grado di aiutarmi nella “ricerca” del problema. L’aiuto fu immediato e fortunatamente non tralasciai il mio sport preferito: il tennis.
Lo stato mentale aveva avuto un declino e così anche il mio tennis, che si era ridotto a semplici allenamenti e non più a sedute esasperanti e a tornei. La mia vita si stava “dirigendo” verso la fase del cambiamento! Lasciare l’attività agonistica per intraprendere quella dell’insegnante! Il mio corpo non riusciva più ad allenarsi e “spremersi” durante gli allenamenti, ma era pronto per poter “dare” ad altre persone. Posso dire ancora oggi che è stata una scelta azzeccata, visto che il “percorso” fatto per conoscere le motivazioni del malessere, mi hanno sensibilizzato in primis nel conoscermi meglio e successivamente, per essere (spero) un insegnate più umile e “pronto” ad accogliere le problematiche di altri.
Il Tennis come forma Terapeutica
Il giocatore di livello aveva fatto posto alla persona che utilizzava il tennis non più come risultato di una prestazione, e purtroppo anche di un risultato soltanto, ma semplicemente come mezzo per poter stare meglio e avere una qualità di vita migliore. Andavo negli spogliatoi e non mi preoccupavo di riscaldarmi in maniera scrupolosa, ma di parlare con più persone che mi rendessero libero di esprimermi. Entravo sul campo da tennis e la mia priorità non era convogliare energie mentali per capire le capacità tecniche e fisiche dell’avversario, ma “percepire” la qualità nel provare agio a colpire la palla. La mia concentrazione non era ossessivamente proiettata sulla palla, ma in maniera sorprendente sul campo, avversario, soci, attrezzi e oggetti vicino al campo. Nelle docce difficilmente pensavo alla partita, risultato o situazioni che potevo migliorare, ma al benessere che una bella sudata mi aveva procurato.
Questo cambiamento è stato voluto attraverso un disagio che in un giorno qualsiasi della mia vita si è fatto “sentire” e la mia capacità (lo dico con molta umiltà) è stata quella di osservare il problema da lontano e capire che il tutto era un campanello di allarme che sono riuscito a cogliere. Francesco stava andando verso una direzione non sbagliata, ma forse non giusta per la persona che ero, e l’ansia mi ha fatto capire che dovevo “accogliere” il problema e cercare di risolverlo. Ancora oggi “ringrazio” il campanello suonato sull’autostrada, perché la mia vita tra alti, bassi e tante sofferenze mi ha tolto il “giocatore” che era in me, per darmi la capacità di crescere come uomo!
Ringrazio chi mi è stato vicino anche in momenti di grande sofferenza mentale: i genitori, i veri amici, lo sport, ma soprattutto me stesso con le risorse che ho dovuto “mettere” questa volta su un campo differente per poter cambiare!
Francesco Mori per Tennis Olistico®
Tecnico FISD (Federazione Italiana Sport disabili); Tecnico UISP; Maestro Nazionale FIT
Mail: francescomori6@virgilio.it