Il mio primo anno negli States

Come spesso accade a 18 anni, ci si chiede cosa si voglia fare nella vita. Si hanno molti dubbi e non sempre le opzioni appaiono facili. Quando si è atleti però, la scelta sembra ancora più difficile. Parlando per esperienza personale, spesso mi sono sentita dire di scegliere tra studio e sport. Ma cosa succede se si vogliono continuare entrambi i percorsi? In quel momento avevo quasi 19 anni, una classifica FIT 2.6 e l’ultimo anno di liceo da affrontare.

Fin da piccola ho sempre giocato a tennis, ma volevo anche frequentare l’università, quindi mi chiedevo come potessi continuare la mia attività tennistica e allo stesso tempo studiare. Tre anni fa iniziai ad allenarmi presso il Tennis Olistico a Rozzano, gestito da Amanda Gesualdi in collaborazione con Fiordiana Castelbarco, e dove sono maestre Arianna Magagnoli e Sara Marcionni, mie amiche e compagne di squadra. Amanda non solo è mia allenatrice, ma anche un punto di riferimento nel mio percorso di crescita a livello personale e tennistico. Lì ho conosciuto persone che sono diventate come una seconda famiglia per me e dove ho vissuto diversi momenti felici.

In quel periodo, sono venuta a conoscienza del fatto che negli Stati Uniti venivano offerte borse di studio per meriti sportivi per studiare all’università e quindi ho deciso di provarci. Quando ho ricevuto l’opportunità di studiare negli USA, decisi di intraprendere questa strada, perchè a mio avviso era la scelta più giusta per me. Ero curiosa ed insicura allo stesso tempo, sapevo che stavo lasciando un posto dove mi sono sempre sentita parte di un gruppo e andavo verso un’incognita. L’idea di essere lontana dalla famiglia e da tutti gli amici mi spaventava un po’, però decisi di prendere l’occasione al volo e partire.

Al primo impatto tutto mi sembrava strano, quasi surreale. Ero in un posto nuovo, non conoscevo nessuno, e non sapevo come avrei gestito il tutto. La prima settimana ho conosciuto tutte le mie compagne di squadra (perchè il tennis al college è uno sport di squadra) l’allenatrice e altri studenti-atleti come me. Ad Agosto, quando sono arrivata, eravamo in 6 ragazze, ognuna da un paese diverso. Era molto interessante conoscerle tutte perchè anche solo parlando tra noi scoprivamo modi e usanze diverse. Stavo godendo di tutte quelle esperienze nuove e dei posti che non avevo mai visto. Le strutture e gli edifici sono dotati di tutte le ultime tecnologie e ci sono diverse stutture e palestre solo per atleti.

La seconda settimana sono cominciate le lezioni e gli allenamenti ufficiali e via via ho cominciato a prendere il ritmo, che diventava sempre più frenetico tra sessioni di palesta, classi, allenamenti sul campo, meeting, tutor, compiti e studio. Nel corso del primo semestre, essendo nella “off-season”, cioè fuori stagione, abbiamo viaggiato relativamente poco, facendo quattro tornei che sarebbero poi serviti di preparazione alla “season” che comincia a Gennaio 2016.

Ritornando dalla pausa invernale si sono aggiunte altre due ragazze alla squadra, i ritmi sono diventati ancor più serrati, gli allenamenti più lunghi e intensi e aspettative alle stelle. Avendo la nostra squadra vinto la Conference per quattro anni consecutivi, tutti si aspettavano grandi cose da noi e questa pressione la sentivamo in ogni singolo incontro. L’allenatrice, essendo arrivata appena da un anno, e avendo come unico scopo vincere la Conference, ha posto il suo obiettivo prima di ogni cosa. Infatti il lavoro svolto in campo era a mio avviso spesso eccessivo e con poco riguardo al benessere dei propri giocatori. Per questo motivo io e le mie compagne abbiamo avuto momenti difficili sia dal punto di vista psicologico che fisico perchè quasi tutte abbiamo avuto uno o più infortuni durante il corso dell’anno.

I match si svolgevano principalmente di venerdì, sabato e domenica per non far perdere giorni di scuola, però spesso capitava che per le trasferte lunghe dovessimo partire giovedì o addirittura mercoledì. Ovviamente essendo studenti anche se saltavamo le lezioni dovevamo comunque recuparere le lezioni perse e rispettare le normali scadenze come ogni altro studente.

Negli Stati Uniti gli sport universitari sono gestiti dalla NCAA ovvero National Collegiate Athletic Association, che domina circa 1200 istituti ragruppati in Conference. La nostra conference si chiama Atlantic Ten Conference o A-10 e prevede 14 Università principalmente dell’Est degli stati Uniti. Vincere la Conference porta grande prestigio all’università e perciò è considerato il torneo più importante dell’anno. Questo torneo si è svolto a maggio e noi abbiamo dovuto viaggiare anche a Cincinnati, nel luogo dove si gioca il Cincinnati Open, il grande torneo professionistico. Il primo impatto è stato fantastico, il luogo e l’atmosfera erano magnifici e c’era grande fermento ed eccitazione nell’aria. Il torneo si è svolto con le stesse regole degli alri incontri, ovvero sei singoli e tre doppi ed è durato quasi un’intera settimana. Alla fine di questa abbiamo vinto ed è stato devvero bellissimo!

Team USA 2

Tornate a casa però abbiamo subito dovuto riprendere il lavoro sul campo e recuperare quello che avevamo perso a scuola. Maggio è il periodo più intenso perchè è il periodo degli esami finali, molti dei quali comulativi di tutto ciò che si è fatto durante il semestre e in più era stressante per il fatto che dovessimo mantenere i soliti allenamenti quando tutti gli altri atleti avevano ormai finito la loro stagione.

Avendo vinto la Conferencence ci siamo guadagnate la qualificazione ai Nazionali. Al primo turno abbiamo giocato in trasferta contro la squadra numero nove della nazione e purtroppo abbiamo perso, uscendo però a testa alta dal torneo.

Questa esperienza negli USA mi ha fatto crescere e maturare in tutti i modi. É stata dura  essere lontana dalla famiglia e dagli amici, aver lasciato il Tennis Rozzano in cui gli allenamenti erano personalizzati e finalizzati al miglioramento di ogni singolo atleta e non solo al risultato finale. Nonostante ciò è stato un anno pieno di emozioni, ho conosciuto diverse persone da tutte le parti del mondo e ho fatto delle esperienze uniche. Ho avuto l’opportunità di viaggiare molto, giocare a Tennis e nello stesso tempo ricevere un’educazione universitaria.

A tutti coloro che sono indecisi se fare questa esperienza o meno io suggerisco di provarci. Questo tipo di esperienza purtroppo o per fortuna dipende molto dalle persone che incontri e con le quali devi lavorare e vivere. Io, alla fine di quest’anno negli Stati Uniti, ho capito che ogni persona incontrata e ogni esperienza vissuta ti lasciano qualcosa. Sta a noi imparare da ogni lezione perchè questo ci insegna a vivere e crescere!

Yana

Yana Morar per Tennis Olistico ®

Studentessa e Atleta – morary@mymail.vcu.edu

Author: Tennis Olistico

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