Feedback

L’ATTEGGIAMENTO OTTIMALE DURANTE IL MATCH: il Feedback!

Nel mondo dello sport si parla tanto di Vincente e Perdente, utilizzando spesso questi termini in modo improprio o addirittura in modo giudicante. Voglio dare una mia definizione di Vincente: “Vincente non è colui che vince in senso assoluto, in quanto c’è sempre un avversario con cui confrontarsi, che può avere qualità superiori a noi, quanto meno quel giorno. Vincente è colui che riesce a trattare la Vittoria e la Sconfitta allo stesso modo, perché sa che entrambi fanno parte di un percorso, il percorso della Crescita come Professionista e come Essere Umano. Vincente è colui che comprende di non avere potere sulla vittoria e sulla sconfitta, ma è conscio del fatto che giocherà la partita dando tutto e vivendo il momento presente.”

A tal proposito mi viene alla mente una bellissima poesia…

“Se” (in inglese “If”) è il titolo di una celeberrima poesia di Joseph Rudyard Kipling scritta nel 1895 e dedicata al figlio. Contiene una serie di precetti e istruzioni su come comportarsi, o meglio, spiega che colui che riesce a conseguire questi comportamenti è davvero degno di essere chiamato Uomo. La poesia ha uno scopo di natura educativo e pedagogico. In sintesi si “diventa davvero uomini” quando si raggiunge una stabilità ed un’autocoscienza tali da integrare alcune “virtù” come: parlare, pensare, perdonare, amare, sognare, rischiare, perseverare, credere sempre in noi stessi, fiducia, coraggio, tenacia e pazienza. Si diventa uomini prendendo coscienza di sé stessi, stando a contatto con gli altri, facendo esperienze, restando ben presenti a sé stessi, mantenendo la fede in ciò che si fa, in quello che si è.

Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te

L’hanno persa e danno la colpa a te,

Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,

Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.

Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa,

O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,

O essendo odiato, non dare spazio all’odio,

Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;

 

Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;

Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,

Se sai incontrarti con il Trionfo e la Rovina

E trattare questi due impostori allo stesso modo.

Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto

Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi,

O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,

E piegarti a ricostruirle con strumenti logori.

 

Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune

E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,

E perdere, e ricominciare dal principio e non dire mai una parolasulla tua perdita.

Se sai costringere il tuo cuore, tendini e nervi

A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,

E a tenere duro quando in te non c’è più nulla

Tranne la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”

 

Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,

O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con il popolo,

Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,

Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.

Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto

Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,

Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,

E, quel che più conta, sarai un Uomo, figlio mio!

*

Alcune parole ricavate da questa bellissima poesia sono state immortalate su una targa che sovrasta l’entrata principale del campo di Wimbledon, e precisamente: ”Se puoi incontrare il Trionfo e la Rovina e trattare quei due impostori
allo stesso modo…Tua è la Terra!”

*

Per ottenere il meglio da noi stessi durante un match è importante imparare a gestire in modo ottimale il tempo a disposizione tra un punto e l’altro (o durante i cambi di campo). È proprio in questi 20” che creiamo un atteggiamento propositivo e realizzante.

Ecco cosa succede nella mente “perdente” durante il match:

1) far entrare nella mente ogni genere di pensiero: paure, incertezze, negatività, ansia, ecc.

2) criticarsi, auto-commiserarsi, affliggersi, sentirsi a disagio;

3) lasciare divagare la mente su cose non inerenti al
match;

4) pensare a cosa pensano gli altri;

5) trovare giustificazioni di qualsiasi tipo;

6) tenere con se stessi un dialogo interno ed esterno, negativo, offensivo, distruttivo;

Tutto questo disintegra il morale di un atleta, il quale non riuscendo a gestire i propri pensieri si avvia in un tunnel involutivo che non potrà che portare alla sconfitta con l’avversario, ma soprattutto con se stessi. Per dare spazio ad una mentalità vincente ci vuole: tenacia, volontà, convinzione, fiducia, perseveranza, dedizione, equilibrio, metodo e allenamento … allenamento … allenamento! 
La mente può e deve essere allenata, esattamente come alleniamo il fisico o la tecnica di un colpo.

*

Cosa accade nella mente “vincere” durante il match:

1) essere presenti nella partita senza proiettarsi al passato o al futuro; bloccando ogni genere di pensiero negativo e sostituendolo con uno positivo (es.:“sento paura” ripetersi continuamente e lentamente la parola “coraggio” o “calma” ; es.: “sento che la mente si distrae” ripetere più volte la parola
“concentrazione” ….ecc.);

2) tenere con se stessi un dialogo di incitamento, favoreggiamento, tifando se stessi e sostenendosi continuamente, esattamente come faremmo con un nostro amico;

3) bloccare pensieri non inerenti al match e riportare la mente a concentrarsi solo sulla partita, ripetere questa operazione ogni volta che accade la divagazione;

4) evitare le giustificazioni, che sicuramente non portano alla vittoria e lasciano il tempo che trovano.

Per riuscire ad essere presenti nel match dobbiamo continuamente analizzare ciò che è successo alla fine di un punto, caricandoci in caso di successo o rigiocando il punto in caso di insuccesso.
 Es.: “durante uno scambio gioco un attacco di diritto in rete”, nel ritornare alla battuta o alla risposta, rigioco quel diritto nella mente come avrei dovuto o voluto, cercando di vederlo passare la rete, esattamente come avrebbe dovuto accadere. Questo processo mentale ci consente di immagazzinare nel cervello e nel sub-conscio una serie infinita di immagini di successo, le quali tenderanno a ripetersi sempre più spesso, dandoci fiducia e sicurezza, facendoci sentire sempre più padroni di ogni situazione. Facendo questa autoanalisi alla fine di ogni punto, non avremo tempo per far entrare qualsiasi altro tipo di pensiero, e questo ci permetterà di diventare sempre più presenti nel momento che stiamo vivendo.

Il Feedback va allenato sempre e non solo nei tornei; quindi dobbiamo educare la nostra mente all’attenzione e all’autoanalisi continua, praticandole dall’allenamento in palleggio, all’allenamento al cesto, in partita amichevole o in torneo. L’obiettivo è costituire una infinita serie di immagini positive di noi stessi, quindi di tracce motorie ottimali ed affini al nostro sentire. Immaginando il successo ci sentiremo sempre più a nostro agio con il successo fino al punto che ci sembrerà normale che faccia parte di noi e della nostra vita. Il training mentale descritto, non è una banale tattica psicologica, ma è la capacità reale di attingere ad una importante funzione psichica come l’immaginazione,
 e la possibilità di trasformare il vissuto depositato nell’inconscio. Imparare ad elaborare l’errore o la situazione negativa è la via da seguire per raggiungere il proprio massimo e per scoprire che non c’è limite all’evoluzione dell’Uomo e dell’Atleta!

Ma conoscere la via non vuol dire che tutti possano riuscire a percorrerla; perché ci vogliono volontà e spirito di sacrificio continui, fiducia in se stessi e nel metodo, pazienza ed equilibrio, passione, perseveranza.

Buon Training!

*

Articolo di Amanda Gesualdi pubblicato sulla Rivista Online “Tennis World”, “Tennis World Magazine” USA

Author: Tennis Olistico

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