Gli “A”tleti

Forse è la prima volta, dopo aver guardato le Paralimpiadi di Rio 2016, che riesco realmente a percepire, ed affermare, di aver visto, chi sono gli Atleti con la “A” maiuscola descritti da Amanda Gesualdi nel libro Tennis Olistico, ovvero sportivi che non si limitano a vincere, ma desiderano crescere ed evolvere, che perseguono il proprio nobile scopo. Uno scopo diventa nobile nel momento in cui sentiamo che è ciò che desideriamo nel profondo, qualcosa che non sia la costruzione di ciò che vorrebbero da noi gli altri.

Ed è proprio quello che Cecilia Comelli, Federico Morlacchi, Stéphane Houdet, Francesco Bocciardi, Alex Zanardi, Beatrice Vio, e tanti altri atleti, ci raccontano attraverso le loro storie di vita, le imprese, la grandissima determinazione e umiltà, superando i limiti (definiti dalla società…), con la voglia di urlare a tutti che: in onda su Rai Sport vengono trasmesse le Paralimpiadi, in cui, non partecipano solo persone con disabilità, ma veri “A”tleti che si allenano tutti giorni, studiano e fanno sacrifici!

Nelle Paralimpiadi ogni disciplina è divisa in diverse categorie a seconda della disabilità fisica, visiva, e mentale; per esempio nel nuoto, nella categoria da S1 a S10, gareggiano le persone con disabilità fisiche (amputazioni, paraplegie, ecc.), S1 più grave, S10 meno grave; invece nella categoria da S11 a S13 gareggiano le persone non vedenti e ipovedenti; infine nella categoria S14 gareggiano persone con disabilità intellettive e/o relazionali. La cosa che mi affascina di più è che, anche in una stessa categoria, sono presenti corpi totalmente diversi uno dall’altro, in grado di compiere gesti tecnici sbalorditivi e affascinanti, addirittura in grado di sconvolgere il canone di bellezza dello scultore greco del primo periodo classico Policleto di Argo (V secolo a.C.) il quale, dopo aver preso le misure di diverse parti del corpo ad un certo numero di uomini, arrivò a definire delle misure medie, imponendole come ideali. Una delle sculture di Policleto è il Doriforo; un corpo perfetto, quasi irraggiungibile, che irrigidisce anche inconsciamente, la nostra visione di bellezza, influenzando e rendendo terreno fertile al giudizio e alla paura di non essere all’altezza di quel “maledetto” canone che tuttora la società subisce.

Ma le Paralimpiadi come sono nate? Che edizione si è svolta a Rio? A Rio de Janeiro si è svolta la Quindicesima Edizione dei Giochi Paralimpici, con un record di 4.350 Atleti provenienti da 160 Paesi; ma per arrivare a questo numero e alla nascita delle Paralimpiadi la strada è stata lunga e difficile. Tutto cominciò con il lavoro di Ludwig Guttmann, un neurochirurgo tedesco che introdusse lo sport come parte della riabilitazione dei suoi pazienti nell’Unità Spinale di Stoke Mandeville. È qui che nasce l’idea che è alla base delle Paralimpiadi. Guttmann curava veterani della seconda guerra mondiale con lesioni spinali; a quei tempi avere una lesione spinale era una cosa molto seria, le persone morivano rapidamente, nel giro di pochi anni. Per lui una delle cose fondamentali fu proprio l’inserimento dell’attività sportiva come parte essenziale della riabilitazione, oltre alla fisioterapia e alle cure mediche. Nell’estate del 1948, Sir Ludwig Guttmann, organizzò una competizione sportiva per consentire ai suoi pazienti di fare sport in un evento ufficiale, e questo accadde in concomitanza alle Olimpiadi di Londra. Così prese il via il parallelo tra giochi olimpici e giochi paralimpici. Nei primi giochi del 1948 ci furono solo sedici partecipanti, quattordici uomini e due donne, che gareggiarono nel cortile dell’ospedale. Fu un festival dello sport, un vero divertimento per i pazienti con lesioni spinali. I giochi divennero internazionali nel 1952 con la partecipazione dei veterani di guerra olandesi: furono i primi partecipanti stranieri che presero parte ai Giochi di Stoke Mandeville, e così cominciò l’avventura che portò la nascita delle Paralimpiadi a Roma nel 1960.

Quelli di Roma sono considerati, a tutti gli effetti, i primi Giochi Paralimpici. Quell’Edizione fu molto significativa perché, per la prima volta, i Giochi si svolsero lontano da Stoke Mandeville e, per di più, nella città olimpica. Si realizzò quella condivisione di ideali e di valori tanto auspicata da Guttmann. I circa 400 atleti provenienti da 23 paesi condivisero le stesse strutture e gli stessi impianti degli olimpionici. Da quel momento in poi, fu deciso che i Giochi Paralimpici avrebbero seguito la stessa cadenza delle Olimpiadi, ma si dovette aspettare Seoul 1988 per ottenere la coincidenza anche del luogo ospitante. Quell’anno l’Italia si piazzò al primo posto del medagliere con 82 medaglie, di cui 28 d’oro!

In realtà la storia delle Paralimpiadi è molto più lunga e affascinante, perdonatemi perché io l’ho molto sintetizzata. Vorrei soffermarmi sulla parola “paralimpiade” però, “che significa para?”, in parallelo alle olimpiadi, con l’obiettivo di mostrare le discipline sportive dedicate alle persone con disabilità accanto a quelle per i normodotati. Sarò io, ma la parola paralimpiade non mi piace proprio perchè, ad esempio recentemente, un’atleta ipovedente ha corso, a Rio, più velocemente dell’oro olimpico normodotato, e poi veramente gli “A”tleti fanno delle cose pazzesche, delle acrobazie folli con il proprio corpo, ad un livello di consapevolezza e conoscenza unici! GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!

Quello che vi ho raccontato non vorrei sembrasse solo “rose e fiori”, ovviamente sono persone anche loro, quindi avranno i loro processi e problemi, ma da sportiva quello che mi ha proprio impressionato sono stati i gesti atletici espressi in corpi sempre diversi e “nuovi”!

Arrivare a comprendere ciò che desideriamo è un percorso che può durare un intera vita è per alcuni l’intera vita non è sufficiente. Significa svestirsi di tutte le proiezioni, le aspettative, i falsi ideali e idoli, le idee stantie, i giudizi e i pregiudizi, togliersi le maschere, mettersi a nudo, guardare in faccia la paura, uscire dalla mente per contattare il cuore!  (dal libro L’Atleta Zen).

Camilla Lugli

Camilla Lugli sta seguendo un Percorso di Formazione per diventare Insegnante ed Educatore di Tennis Olistico 

Insegnante Regionale di Tennis UISP – Istruttore di Tennis di Primo Grado FIT

camilluzza95@hotmail.it

Author: Tennis Olistico

Share This Post On
Translate »